La relazione della commissaria antiracket e usura Annapaola Porzio: “Non ci sono ancora dati ma i nostri sensori sul territorio ci mandano notizie preoccupanti”. Nel 2020 il Comitato di solidarietà ha erogato fondi per oltre 19 milioni di euro: Campania, Puglia e Veneto in testa.

Lo chiamano “welfare mafioso di prossimità”, il sostegno attivo che le organizzazioni criminali sono riuscite agevolmente ad assicurare alle famiglie e agli esercenti e imprenditori in crisi di liquidità in questi mesi di emergenza Covid. Semplicemente in cambio di future connivenze che torneranno utili quando nell’economia legale italiana cominceranno a scorrere i fiumi di denaro del Recovery plan.

L’usura nel periodo dell’emergenza covid e i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale è il centro della relazione annuale con la quale il prefetto Annapaola Porzio lascia il suo incarico di commissario antiracket e usura, quest’anno quantomai centrale nel tentativo di fare da argine alle sirene che rispondono al grido di aiuto di piccole e medie imprese, lavoratori autonomi e liberi professionisti con partita Iva, in crisi di liquidità e dunque i più esposti al rischio di estorsioni e usura.

Solo nei primi nove mesi del 2020 il Comitato di solidarietà delle vittime di estorsioni e usura ha deliberato l’elargizione di oltre 19 milioni di euro, 15 milioni dal fondo antiracket e il resto per l’usura. In cima alla lista delle regioni che hanno presentato più istanze la Campania e la Puglia, poi seguite per l’usura da Veneto e Lombardia.
Riguardo alle elargizioni in favore delle vittime di usura, i decreti dall’inizio del 2020 fino al 31 agosto riguardano per il 77% le attività nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione auto, moto e beni personali. Il 9% per alberghi e ristorazione.
Per i benefici in favore delle vittime di estorsione, invece, il 18% dei decreti ha riguardato il settore delle costruzioni e il 12% quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio.

Tanti soldi dati nel tempo più breve possibile nonostante le lungaggini burocratiche che rendono difficile l’aiuto alle vittime in tempo utile e che scoraggia anche alla presentazione delle istanze che infatti quest’anno, paradossalmente, sono diminuite: dalle 375 del 2018 alle 208 di quest’anno per il racket e dalle 568 di due anni fa alle 183 del 2020.

“Ci sono ancora delle aree del Paese in cui nessuno si ribella – dice la commissaria antiracket Porzio – la criminalità è diventata meno violenta ma più pervasiva, ma c’è anche tanta indifferenza e disimpegno. E il sistema antiusura non sta funzionando”. Le somme di mutuo concesse alle vittime di usura che sono state restituite arrivano al 20 per cento, il mutuo arriva troppo tardi – è l’analisi – quando l’imprenditore non è più in grado di rialzarsi. La proposta del prefetto Porzio è quella di una contributo a fondo perduto.

“Non ci sono ancora dati sull’usura nei mesi del Covid – ha concluso Annapaola Porzio – ma i nostri sensori sul territorio ci mandano notizie allarmanti. Quello che è maturato in questi mesi si sta tramutando solo adesso in denuncia ma che il fenomeno ci sia e sia da tenere costantemente monitorato è un dato di fatto incontrovertibile”.

La Fondazione S.G.Moscati ha riaperto al pubblico in data 01/09/2020.

In data 10/09/2020 si è svolto il primo Consiglio Direttivo della Fondazione S.G. Moscati.

Papa Francesco prega per le famiglie senza lavoro vittime degli usurai: “è una pandemia sociale”. Mons. Alberto D’Urso, presidente della consulta, invia al santo padre una lettera di ringraziamento a nome di tutte le fondazioni associate.

Nella Messa a Santa Marta del 23 aprile, Papa Francesco ha rivolto il suo pensiero alle tante famiglie in crisi a causa del nuovo coronavirus, messe ancora più in difficoltà da chi approfitta di questa situazione di bisogno: «In tante parti si sente uno degli effetti di questa pandemia: tante famiglie che hanno bisogno, fanno la fame e purtroppo le “aiuta” il gruppo degli usurai. Questa è un’altra pandemia. La pandemia sociale: famiglie di gente che ha un lavoro giornaliero, o purtroppo un lavoro in nero, che non possono lavorare e non hanno da mangiare … con figli. E poi gli usurai gli prendono il poco che hanno. Preghiamo. Preghiamo per queste famiglie, per quei tanti bambini di queste famiglie, per la dignità di queste famiglie e preghiamo anche per gli usurai: che il Signore tocchi il loro cuore e si convertano».
Nella stessa giornata il Presidente della Consulta Nazionale Antiusura, Mons. Alberto D’Urso, in una lettera al Santo Padre ha espresso a nome delle 32 Fondazioni associate “il più filiale grazie per aver ricordato ancora una volta di pregare per le famiglie, vittime di usurai”.

Ricordando con commozione le parole di incoraggiamento alle vittime di usura ed ai volontari delle Fondazioni associate durante l’udienza nella Sala Clementina del 3 febbraio 2018 “Continuate il vostro servizio con perseveranza e coraggio … trasmettete alle persone che sono dentro quel tunnel il vostro coraggio, raccontando la vostra esperienza, testimoniando che si può venir fuori dall’usura e dall’azzardo…”, Mons. D’Urso ha assicurato a Papa Francesco che “continueremo a dialogare con quanti hanno responsabilità nel campo dell’economia e della finanza, perché vengano promosse iniziative che concorrano alla prevenzione dell’usura”.

 

 

Di seguito il testo integrale dell’omelia:
La Prima Lettura continua la storia che era incominciata con la guarigione dello storpio presso la Porta Bella del Tempio. Gli apostoli sono stati portati davanti al sinedrio, poi sono stati inviati in carcere, poi un angelo li ha liberati. E questa mattina, proprio quella mattina, dovevano uscire dal carcere per essere giudicati, ma erano stati liberati dall’angelo e predicavano nel Tempio (cfr At 5,17-25). «In quei giorni, [il comandante e gli inservienti] condussero gli apostoli e li presentarono nel sinedrio» (v. 27); sono andati a prenderli nel Tempio e li hanno portati nel sinedrio. E lì, il sommo sacerdote li rimproverò: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome?» (v. 28) – cioè nel nome di Gesù – e voi, «ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e anche volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo» (v. 28). Perché gli apostoli, Pietro soprattutto, e Giovanni rimproveravano ai dirigenti, ai sacerdoti, di aver ucciso Gesù.
E allora Pietro rispose insieme agli apostoli con quella storia: “Bisogna obbedire a Dio, noi siamo obbedienti a Dio e voi siete i colpevoli di questo” (cfr At 5, 29-31). E accusa, ma con un coraggio, con una franchezza, che uno si domanda: “Ma questo è il Pietro che ha rinnegato Gesù? Quel Pietro che aveva tanta paura, quel Pietro che era pure un codardo? Come mai è arrivato qui?”. E finisce anche dicendo: «E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo che è con noi, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono» (cfr v. 32). Qual è stata la strada di questo Pietro per arrivare a questo punto, a questo coraggio, a questa franchezza, a esporsi? Perché lui poteva arrivare a dei compromessi e dire ai sacerdoti: “Ma state tranquilli, noi andremo, parleremo un po’ con un tono più basso, non vi accuseremo mai in pubblico, ma voi lasciateci in pace …”, e arrivare a dei compromessi.
Nella storia, la Chiesa ha dovuto fare questo tante volte per salvare il popolo di Dio. E tante volte, lo ha anche fatto per salvare se stessa – non la Santa Chiesa, ma i dirigenti. I compromessi possono essere buoni e possono essere cattivi. Ma loro potevano uscire attraverso il compromesso. No! Pietro ha detto: “Niente compromesso. Voi siete i colpevoli” (cfrv. 30), e con questo coraggio.
E come Pietro è arrivato a questo punto? Perché era un uomo entusiasta, un uomo che amava con forza, anche un uomo timoroso, un uomo che era aperto a Dio al punto che Dio gli rivela che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, ma poco dopo – subito – si lascia cadere nella tentazione di dire a Gesù: “No, Signore, per questa strada no: andiamo per l’altra”: la redenzione senza Croce. E Gesù gli dice: “Satana” (cfr Mc 8, 31-33). Un Pietro che passava dalla tentazione alla grazia, un Pietro che è capace di inginocchiarsi davanti a Gesù e dire: “allontanati da me che sono peccatore” (cfr Lc 5,8), e poi un Pietro che cerca di cavarsela, senza farsi vedere e per non finire in carcere rinnega Gesù (cfr Lc 22,54-62). È un Pietro instabile, perché era molto generoso e anche molto debole. Qual è il segreto, qual è la forza che ha avuto Pietro per arrivare qui? C’è un versetto che ci aiuterà a capire questo. Prima della Passione, Gesù disse agli apostoli: «Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano» (Lc 22,31). È il momento della tentazione: “Sarete così, come il grano”. E a Pietro dice: “E io pregherò per te, «perché la tua fede non venga meno»” (v. 32). È questo il segreto di Pietro: la preghiera di Gesù. Gesù prega per Pietro, perché la sua fede non venga meno e possa – dice Gesù – confermare nella fede i fratelli. Gesù prega per Pietro.
E questo che ha fatto Gesù con Pietro, lo fa con tutti noi. Gesù prega per noi; prega davanti al Padre. Noi siamo abituati a pregare Gesù perché ci dia questa grazia, quell’altra, ci aiuti, ma non siamo abituati a contemplare Gesù che fa vedere al Padre le piaghe, a Gesù, l’intercessore, a Gesù che prega per noi. E Pietro è stato capace di fare tutta questa strada, da codardo a coraggioso, con il dono dello Spirito Santo grazie alla preghiera di Gesù.
Pensiamo un po’ a questo. Rivolgiamoci a Gesù, ringraziando che Lui prega per noi. Per ognuno di noi Gesù prega. Gesù è l’intercessore. Gesù ha voluto portare con sé le piaghe per farle vedere al Padre. È il prezzo della nostra salvezza. Dobbiamo avere più fiducia; più che nelle nostre preghiere, nella preghiera di Gesù. “Signore, prega per me” – “Ma io sono Dio, io posso darti …” – “Sì, ma prega per me, perché Tu sei l’intercessore”. E questo è il segreto di Pietro: “Pietro, io pregerò per te «perché la tua fede non venga meno»” (Lc 22,32).
Che il Signore ci insegni a chiedergli la grazia di pregare per ognuno di noi.

 

Certificato di Avvenuta Sanificazione

Desideriamo rassicurare l’utenza che, a fronte dell’attuale situazione, i locali della Fondazione Antiusura S. Giuseppe Moscati sono stati sanificati ai sensi della Nota Ministeriale del Ministero della Salute n. 0005443-22/02/2020 – DGRPR-DGPRE-P del 22/02/2020.

 

PRIMO PREMIO P.M.RASTRELLI S.J. – “UNA VITA PER GLI ULTIMI”

Convegno su usura: prevenzione e nuove prospettive
Legge 108/96 art. 15
Aggio esattoriale o usura legalizzata?
Sovraindebitamento: presupposti e possibili soluzioni.

Salone dei Marmi

Municipio di Salerno

Via Roma, 76, Salerno

Venerdì 14 Dicembre 2018 – ore 08,30