Non sappiamo. È l’incertezza la cifra di questo tempo di sospensione che il nostro Paese, come tanti altri nel mondo, sta attraversando. Abbiamo di fronte un avversario sfuggente, un virus appena identificato, di cui conosciamo poco o nulla. Non è chiaro quanto possa sopravvivere sulle superfici, o in che modo chi non presenta sintomi possa essere contagioso,
se chi guarisce resti immune o possa ammalarsi di nuovo. Di qui un pervasivo senso di insicurezza: il colpo di tosse che ho appena dato è il primo segnale di infezione? Quante tra le persone che ho incontrato negli ultimi giorni prima del blocco avevano preso il virus ed erano contagiose? Anche, o soprattutto, tra i famigliari, gli
amici, i colleghi? Da chi è prudente “difendersi”? Chi è bene “proteggere” evitando di avvicinarmi? Poi gli interrogativi si ampliano, e con loro l’inquietudine: quanto durerà questa emergenza e in che condizioni lascerà il Paese, il sistema economico e quello sanitario?
Quante imprese, in particolare nei settori più colpiti come il turismo o la ristorazione, non riusciranno a ripartire? E quanti rischieranno di rimanere senza lavoro?

SCARICA IL DOCUMENTO COMPLETO